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Piero Cipollone
Member of the ECB's Executive Board
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Intervista a Milano Finanza

Intervista rilasciata da Piero Cipollone, Membro del Comitato esecutivo, a Francesco Ninfole il 24 settembre 2025

25 settembre 2025

La BCE ha lanciato una piattaforma per l’innovazione con 70 partner per la sperimentazione dell’euro digitale. Quali sono i risultati e i prossimi passi?

La nostra piattaforma per l’innovazione ha coinvolto università, fintech, start-up, banche e commercianti. I risultati sono molto incoraggianti. Le sperimentazioni mostrano che l’euro digitale può migliorare la vita quotidiana dei cittadini offrendo loro nuovi servizi: si potranno, ad esempio, effettuare pagamenti online legati al momento della consegna della merce, oppure rilasciare scontrini digitali che semplificheranno la vita dei consumatori in caso di reso o attivazione della garanzia sul prodotto acquistato. Domani, all’Università Bocconi, presenteremo i risultati di questa ricerca. Siamo solo all’inizio. Ci sono ancora moltissime idee da esplorare e numerosissime aziende, banche e centri di ricerca ci hanno chiesto di sperimentare le possibilità di innovazione dell’euro digitale. Vogliamo continuare il dialogo con il mercato per favorire lo sviluppo di nuove soluzioni. Ed è per questo che organizzeremo nei prossimi mesi un secondo round di sperimentazioni con il settore privato.

Molte persone tuttora non capiscono i benefici dell’euro digitale rispetto agli attuali mezzi di pagamento. Quali sono i più importanti vantaggi?

Oggi il contante garantisce un mezzo di pagamento sicuro, gratuito, sempre disponibile e rispettoso della privacy, accettato in tutta l’Eurozona. La gente ama il contante, e per noi alla BCE è fondamentale garantire alle persone la possibilità di continuare a usarlo. È per questo, ad esempio, che quest’anno abbiamo lanciato un concorso per ridisegnare e modernizzare le banconote. Ma con la crescita dei pagamenti digitali rischiamo di perdere i vantaggi del contante, affidandoci sempre più a sistemi privati non europei per i nostri pagamenti di tutti i giorni. Questo costituisce un serio limite alla nostra libertà di scegliere come pagare e alla nostra indipendenza strategica. Con l’euro digitale vogliamo assicurare che i benefici del contante per cittadini e imprese rimangano anche nell’era digitale: renderemo disponibile un’opzione di pagamento gratuita per i casi d’uso più comuni, che protegga la privacy e sia accettata in tutta l’area euro, in tutti i contesti dove sono accettati i pagamenti digitali. Inoltre, l’euro digitale offrirà ai negozianti un’alternativa semplice ed economica per accettare pagamenti digitali, contribuendo a ridurre le commissioni, che oggi tendono ad aumentare a causa della scarsa concorrenza tra i principali circuiti di carte, con un impatto particolarmente gravoso sui piccoli esercenti. Infine, sarà possibile usare l’euro digitale sia online che offline, vale a dire che si potrà pagare anche in assenza di connessione Internet. Questa soluzione offline è particolarmente utile per i pagamenti in zone remote e in caso di emergenze legate a calamità naturali o a interruzioni causate da attacchi informatici.

Quando si aspetta l’accordo tra Parlamento e Consiglio UE e l’utilizzo effettivo dell’euro digitale da parte dei cittadini europei?

La BCE potrà decidere di emettere l’euro digitale solo dopo l’approvazione della legislazione europea. La scorsa settimana, in occasione dell’Ecofin informale di Copenaghen, il Presidente dell’Eurogruppo, il Commissario Dombrovskis e molti ministri delle finanze europei hanno chiesto di raggiungere un accordo al Consiglio UE entro fine anno. Il Parlamento europeo sembra intenzionato a definire la propria posizione entro la primavera del 2026. Da lì potrà partire il trilogo; quando questo si sarà concluso con l’approvazione del regolamento definitivo occorrerà dare a banche e commercianti il tempo di prepararsi a distribuire ed accettare l’euro digitale. Realisticamente, il lancio potrebbe avvenire circa due anni e mezzo dopo l’approvazione della legislazione. Se questa sarà pronta per la fine del 2026, diventerà realtà alla metà del 2029.

Come giudica l’accordo dell’Eurogruppo sulla definizione del tetto massimo di euro digitali che ogni cittadino potrà detenere?

Accogliamo con favore l’accordo, che tutela il ruolo e le competenze di tutte le istituzioni europee. Stabilisce un processo chiaro per definire, prima del lancio, il livello massimo delle somme detenibili in euro digitali tale da garantire la stabilità finanziaria, obiettivo condiviso da tutti. Il sostegno unanime dei ministri delle finanze dimostra che l’euro digitale è visto non solo come mezzo di pagamento, ma come un chiaro segnale di sovranità e autonomia strategica dell’Europa, e che c’è la volontà di tradurre presto questa visione in misure concrete.

Le banche temono, in materia di euro digitale, i costi delle infrastrutture, la perdita di commissioni sui pagamenti e la fuoriuscita di liquidità. Qual è la risposta della BCE su questi punti?

Le banche avranno un ruolo centrale nella distribuzione dell’euro digitale, il che permetterà loro di mantenere il rapporto con la clientela e di venire compensate per il loro ruolo. Abbiamo introdotto garanzie per evitare fuoriuscite di liquidità che possano destabilizzare il sistema, come ad esempio il tetto massima di detenzione di cui abbiamo già discusso, il fatto che l’euro digitale non sarà remunerato e un meccanismo che consentirà di collegare il wallet dell’euro digitale direttamente al proprio conto bancario; quest’ultimo meccanismo permetterà di effettuare acquisti anche senza aver preliminarmente caricato il proprio portafoglio virtuale con l’ammontare di euro digitali necessario all’acquisto. Le banche riceveranno commissioni per i pagamenti in euro digitali e sfrutteremo le infrastrutture esistenti per contenere i costi. In sintesi, vogliamo collaborare con il settore bancario, non competere, offrendo loro la possibilità di estendere i loro servizi a tutta l’area dell’euro e di sviluppare prodotti innovativi. La vera competizione per le banche viene da attori emergenti come stablecoin e Big Tech, non dalla Banca centrale europea.

Alcuni ritengono che, invece di creare l’euro digitale, sia sufficiente l’interoperabilità tra sistemi di pagamento nazionali, come Bancomat in Italia. Cosa ne pensa?

L’interoperabilità è un passo nella giusta direzione, ma da sola non basta per affrontare le sfide attuali. Garantire ai cittadini la possibilità di pagare ovunque nell’Eurozona e in qualsiasi momento è una funzione che soltanto l’euro digitale può svolgere pienamente. La dicotomia tra scegliere esclusivamente la via privata o quella pubblica è falsa: soluzioni private e moneta pubblica hanno convissuto nel nostro portafoglio per anni e continueranno a farlo. Anzi, l’euro digitale contribuirà a dare forza alle soluzioni private. Sfruttando gli standard e l’infrastruttura dell’euro digitale o integrando le loro soluzioni con l’euro digitale tramite il co-badging, operatori come Bancomat e altri soggetti privati potranno offrire servizi di pagamento su scala europea, per ogni tipo di uso, in modo più efficiente e a costi inferiori.

In quale modo la diffusione delle stablecoin denominate in dollari può minacciare l’Eurozona? Perché l’euro digitale può essere una difesa?

Le stablecoin denominate in dollari – che rappresentano il 99% del mercato – possono rendere cittadini e imprese europei ancora più dipendenti da sistemi privati non europei. Un uso diffuso comporterebbe rischi per la sovranità, la stabilità finanziaria e la politica monetaria dell’Eurozona. Basti riflettere sul fatto che l’acquisto di stablecoin in dollari implica, con tutta probabilità, il trasferimento di depositi dalle banche europee a quelle americane. Può sembrare un rischio remoto, ma in poco più di un anno il mercato è raddoppiato e gli analisti prevedono che entro il 2028 l’offerta di stablecoin potrebbe avvicinarsi all’attuale PIL dell’Italia. L’euro digitale assicurerà ai consumatori un’opzione stabile e sovrana che permetterà di pagare ovunque in Europa per ogni esigenza d’uso e sulla quale le imprese europee potranno creare servizi di pagamento moderni, innovativi e sicuri. Se gli europei, con l’euro digitale, avranno accesso a un mezzo di pagamento efficiente, sarà meno probabile che ricorrano alle stablecoin.

La Presidente Christine Lagarde ha detto che la BCE è “in una buona posizione” sui tassi. A quali condizioni sarà valutato un ulteriore taglio?

Nell’ultima riunione del Consiglio direttivo abbiamo deciso di mantenere i nostri tassi di interesse di riferimento invariati. Il tasso sui depositi, attraverso il quale indirizziamo l’orientamento della nostra politica monetaria, è al 2%. Siamo “in una buona posizione” nel senso che l’inflazione è attualmente al 2%, che è il nostro obiettivo, e le nostre proiezioni macroeconomiche non prevedono una deviazione significativa da tale livello nel medio termine. Anche le aspettative di inflazione sono ben ancorate.

Detto questo, la Presidente Lagarde è stata anche chiara sul fatto che siamo determinati a garantire che l’inflazione si stabilizzi sul nostro obiettivo del 2% nel medio termine e che seguiremo un approccio guidato dai dati e con decisioni adottate di volta in volta a ogni riunione. Pertanto, aggiorneremo la nostra valutazione in base ai nuovi dati nella prossima riunione di politica monetaria. E a dicembre avremo nuove proiezioni. Come di consueto, non ci concentreremo su un singolo dato, ma osserveremo l’insieme delle informazioni a nostra disposizione. In linea con la nostra strategia, reagiremo se si prospetterà una deviazione significativa dell’inflazione dal nostro obiettivo del 2% nel medio termine.

Ritiene che i rischi per l’inflazione siano soprattutto al rialzo o al ribasso? In quali circostanze può preoccupare l’undershoot atteso per l’anno prossimo?

Riteniamo che ci siano rischi per l’inflazione sia al rialzo che al ribasso e che nel complesso siano bilanciati. Le prospettive di inflazione rimangono più incerte del solito, a causa del contesto ancora volatile della politica commerciale globale. Da un lato, l’economia europea rimane relativamente solida e la crescita è stata più forte del previsto. Inoltre, va tenuto presente che le tensioni geopolitiche e commerciali potrebbero frammentare le catene del valore con possibili pressioni al rialzo sui prezzi. Allo stesso tempo, l’euro si è apprezzato sia in termini nominali che reali e la decisione dell’UE di non esercitare ritorsioni contro i dazi statunitensi ha ridotto un importante rischio al rialzo per l’inflazione. I dazi statunitensi potrebbero anche determinare un più forte reindirizzamento dei flussi commerciali dagli Stati Uniti verso l’area dell’euro e prezzi delle esportazioni cinesi inferiori a quanto attualmente previsto. Nell’insieme, questi fattori rappresentano un significativo rischio al ribasso per l’inflazione, che dobbiamo monitorare attentamente e valutare rispetto ai rischi al rialzo.

Quali sono le attese sulla crescita per fine anno e per il 2026? Quando vedremo in pieno l’effetto dei dazi statunitensi e quanto peseranno sull’economia europea?

L’economia ha dimostrato una buona capacità di tenuta nella prima metà dell’anno, grazie a un contributo positivo della domanda interna e all’anticipazione delle esportazioni prima degli aumenti tariffari. Di conseguenza, abbiamo rivisto le nostre previsioni di crescita per il 2025 all’1,2%, rispetto allo 0,9% di giugno.

Guardando oltre quest’anno, prevediamo una crescita dell’1,0% nel 2026 e dell’1,3% nel 2027. Il contesto internazionale continuerà a rappresentare un ostacolo alla crescita, pesando sulle esportazioni nette, che si prevede si contrarranno il prossimo anno. Le indagini dell’Amministrazione statunitense relative ai dazi settoriali per prodotti farmaceutici, semiconduttori e legname sono ancora in corso, il che comporta una continua incertezza e rischi al ribasso per le prospettive di crescita. Allo stesso tempo, le nostre proiezioni indicano una crescita costante della domanda interna, supportata dall’aumento del reddito disponibile, da un mercato del lavoro resiliente e da maggiori investimenti pubblici in infrastrutture e difesa.

In quale modo una Fed più colomba sui tassi può cambiare i piani della BCE?

Le banche centrali conducono la politica monetaria in linea con i rispettivi mandati. Detto questo, teniamo conto degli sviluppi macroeconomici e delle reazioni delle altre banche centrali nella misura in cui potrebbero comportare ricadute sulle nostre prospettive di inflazione a medio termine. Ciò si riflette nelle nostre proiezioni, tra molti altri fattori.

C’è chi ha chiesto una riduzione dei tassi di interesse per contrastare un eccessivo apprezzamento dell’euro nei confronti del dollaro. In che modo la BCE considera questo rischio?

Non ci poniamo come obiettivo il tasso di cambio, ma ne teniamo conto nella nostra valutazione delle prospettive di crescita e inflazione. Quando l’euro si apprezza, a parità di altre condizioni ciò pesa sulle esportazioni nette, le quali, infatti, secondo le nostre previsioni freneranno la crescita nel 2025 e nel 2026. Ad ogni modo, la valutazione va fatta in termini più generali; l’impatto sulla competitività dipende anche da cosa succede alle valute dei nostri concorrenti e dalla dinamica dei loro prezzi all’esportazione relativamente ai nostri; conta infine anche la dinamica dei prezzi sui mercati di sbocco. Non va poi trascurato il fatto che l’apprezzamento dell’euro riduce anche il prezzo all’importazione delle materie prime fatturate in dollari, come il petrolio, e più in generale rende beni e servizi esteri più economici. Le nostre proiezioni macroeconomiche ci consentono di tenere conto di questi vari effetti, supportando le decisioni di politica monetaria.

Quali sono le ragioni principali per cui il ruolo internazionale dell’euro non ha beneficiato finora in misura rilevante delle difficoltà del dollaro?

L’euro è rimasto stabile nel suo ruolo di seconda valuta di riserva a livello mondiale. Ciò che abbiamo visto è uno spostamento dal dollaro e un aumento della quota dell’oro nelle riserve ufficiali globali. La ricerca suggerisce che questo sia avvenuto principalmente con l’obiettivo di diversificare la composizione delle riserve, ma anche la volontà di proteggersi contro il rischio geopolitico e l’incertezza sul futuro del sistema monetario internazionale hanno giocato un ruolo.

Se l’UE manterrà il proprio status di partner affidabile che difende il libero commercio, la tutela degli investitori, lo Stato di diritto e l’indipendenza delle banche centrali, l’euro ha il potenziale per essere un bene pubblico globale. Ciò richiede un mercato dotato di spessore e affidabile per i titoli di debito in euro accettati a livello internazionale. L’ulteriore sviluppo di questo mercato trarrebbe beneficio da ambiziosi passi politici volti alla sua armonizzazione e integrazione nonché a emettere safe asset europei per finanziare la risposta europea alle sfide comuni che l’Europa deve affrontare.

Anche la BCE può svolgere un ruolo fornendo liquidità in euro nei periodi di stress, il che aiuta a salvaguardare la trasmissione della nostra politica monetaria evitando vendite forzate di attività denominate in euro. Parallelamente, stiamo esplorando l’interconnessione del nostro sistema di pagamento rapido con quello di altre giurisdizioni per rendere i pagamenti in euro più veloci e più economici, supportando così l’uso dell’euro per la fatturazione commerciale.

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